martedì, novembre 30, 2004

Ma il gruppo... dov'è?

Ispirandomi ad un post del blog di Michele, riguardo questo recente week-end animatoriale, volevo proporre una mia considerazione. Anzi più di una (dà l’idea di quanto m’impegno a lavoro).
Un gruppo di persone, in questo caso di poco più di una dozzina, permette di creare all’interno tra i componenti rapporti più o meno forti, non solo in base al proprio carattere, ma anche per via di situazioni ed esigenze che per un motivo o per l’altro “avvicinano” di più ad una persona piuttosto che ad un’altra.
Questo non è però il nostro caso. Quello che si sente all’interno non è una vicinanza per carattere, a parte le amicizie tra 2 o 3 persone, ma solo un rapporto affettuoso di contingenza, cioè ti sono amico perché stiamo facendo sta cosa assieme e non posso far altro. Questo dà vita a legami profondi a parole ma superficiali di fatto.
Siamo pronti a distribuire popò di abbracci solo per il gusto del contatto fisico e per sentire che, sì, ci sono, sono accettato, posso farcela, ma alla prima occasione non si risparmiano critiche e pettegolezzi. Così basta un nonnulla per porcheggiare contro questo e il minimo tono alterato, impreciso, ironizzante o severo per confabulare contro quello e su di lui far ricadere le cause della non armonicità del gruppo. Perché diciamolo, per quanto ci si possa pubblicamente flagellare sui nostri difetti ed errori, mai potremmo stare zitti sulle colpe degli altri.
Ci sono certe persone però che non sono disposte a far andare qualcosa che non ha neanche la benzina, forse neanche il motore per camminare. Perché non ti rispondo come tu vorresti che risponda, perché non faccio, non dico e per di più non penso come gli altri vogliono che io faccia, dica e pensi (che botta di congiuntivi). Ed allora si finisce per passare per quello meno “in gruppo”, irrispettoso, ironizzante, antipatico eccetera.
Di una cosa sono sicuro. Essere falso per cercare di far andare bene un gruppo che di fatto non esiste è la cosa più assurda, più inutile ma allo stesso tempo dannosa (soprattutto per me) che mi si possa chiedere.
Non voglio giudicare chi ne fa parte dandogli del falso. Ma ognuno di noi ha delle cose “pendenti” con un altro. E questo è un fatto. Ma il peggio, il vero male, non è solamente che ne fa parola con chiunque fuorché l’interessato, ma fa veramente finta che tutto vada bene. E questo è un altro fatto. E ci siamo dentro tutti.
Solo che io ne voglio uscire.
Per mostrare ai ragazzi che un altro modo c’è. Per stare assieme. Per essere amici. Per imparare e per vivere.
Quantomeno ci provo.Agli ardui la postera sentenza.