mercoledì, luglio 23, 2008

Campomobile it's over

Non è facile scrivere di un'esperienza come quella della settimana scorsa senza rimanere per un po' a rifletterci sopra. Non è facile scrivere di getto ripensando a quei giorni.
Soprattutto se ti guardi (leggi) attorno e vedi pensieri confusi e poco convinti di chi ci è stato, e l'indifferenza di chi non ci è stato ma avrebbe potuto/dovuto.
Vi racconto il mio campo in poche parole. E non è facile.
Beh non è stato certo facile. Fare qualcosa che non ci si sentiva di fare.
Ma poi ho trovato la mia strada, le ho dato un senso, un motivo per cui percorrerla.
Ed è stato meglio, molto meglio.

Primo giorno: Partenza - Città di Castello.
Intanto il giorno della partenza era un po' una scommessa, avendo preso treno fino ad Arezzo e poi bus fino a Città di Castello (avevo un po' di paura per gli orari), ma alla fine è andato tutto bene e questa si è rivelata essere un'ottima soluzione.
Prima notte si dorme tutti assieme in uno stanzone per terra, con farfalline svolazzanti sulla faccia e una formica (spero!) che mi entra nel saccoapelo io la afferro con terrore e la butto via, un concerto di ronfamenti vari, unica posizione possibile per me pancia in su, di lato mi sarei procurato svariate lussazioni a spalla e anca, a pancia in giù mi mancava il respiro...
Secondo giorno: Pietralunga.
Primo buongiorno, accompagno il gruppo al punto di partenza del sentiero (furbetti vi siete ciulati 4 km buoni di strada), un abbraccio e un buon cammino a tutti uno per uno.
Poi via, pulizie della casa, carico valigie, fai gasolio, fai la spesa, "minchia MA SONO GIA' A CANDEGGIO!", corri alla tappa del pranzo. Ah che goduria, un posticino troppo fico all'ombra di un castagno. Toh guarda un gregge di pecore immenso, 4 pastori maremmani a far da guardia, 1 va in sciopero e si butta sull'erba o ramenarsi e giocare, che ridere.
Conosciamo una tipa di Torino che è partita da La Verna (la vera partenza), da sola, con il suo bel zainone e sandali. Questo sì che è camminare.
Il gruppo arriva alla prima tappa, direi che sono cotti a puntino! Insalata di riso yeah!
Arriviamo (io e Giovanna) a Pietralunga. Palestra. Chiusa da 2 mesi. A me sembra da vent'anni, ma vabbeh, diamoci da fare. E pulisci tutto prima che arrivino se no mi vanno in crisi le donnine.
Facciamo svariati giretti per il mini-paesino in cerca di alimentari vari. Tutti chiusi. Scopriremo così che in Umbria i negozi il pomeriggio non aprono prima delle 16.30. Molte volte 17.00. Rilassatevi gente del nord!
Arrivano i tosi, mi sembrano ben sderenati. Docce, attività, collegamento della bombola con fornello da battaglia, cena "a buffet", serata in "centro", festa paesana. Racconti e scherzi vari. Preghiera. Nanna. Questa volta almeno ci sono i materassini da ginnastica, ma me ne sono preso uno troppo grosso, di quelli da salto con la cavallina, affondo come Zio Fenster nel suo materasso e accumulo umidità su tutta la schiena (zero traspirazione). Ancora ronfamenti vari ma questa volta sono lontani. Qualcosa dormo dai. Poco.
Terzo giorno: Gubbio.
Mi sveglio grattandomi le gambe. Continerò a farlo per tutto il campo (anche adesso). Non so cosa sia successo, ma ho le gambe tappezzate di becconi rossi (almeno 6-7 per gamba), non di zanzara. Il Don dice forse un ragno. Cazz che palle, ho il sacco a pelo infestato ma non so da che cosa.
I tosi partono, e ridaje con bagni e valigie. Partiamo anche noi, saluti a Don Salvatore che ci ha ospitato. Via verso Gubbio. Le colline hanno degli occhi bellissimi, sono uno spettacolo per il cuore. Troviamo la tappa intermedia a "Mocaiane". Non è un paese, è una curva di una strada, ma hanno farmacia e poste. Misteri. Cmq troviamo un posticino troppo bello sotto una serie di pini, si sta bene, è fresco. Poi arrivano verso le 13.30.
Si pranza e si dorme un po'. Un vecchiaccio vorrebbe mandarci via ma non ha coraggio, tanto di lì non ci si move prima delle 15. Arriviamo a Gubbio, il convento è bello, PULITO come vogliono le donnine, pieno di bagni e belle camere. Troviamo un posto dove mangiare la sera (non si poteva cucinare in convento). Arrivano i ragazzi più sfatti che mai, abbeveramenti vari, docce, attività.
Usciamo a mangiare, poi un po' di festa su in Piazza della Signoria, Domenico pensa che il Palazzo dei Consoli sia una chiesa... Il Don attacca con bans e canti pazzi, noi ridiamo troppo perché fa veramente dei versi "eccentrici"! Dopo varie ed imbarazzanti figure, concludiamo con I Cavalli in cui mi sdereno i polmoni inventandomi tribune assurde. Però che divertimento.
Torniamo all'ovile, preghiera, nanna. No aspetta mi sveglia mezz'ora dopo la Fra senza preavviso, faccio mezzo colpo apoplettico nel cuore della notte, perché? Tanti auguri Gio! Torno a dormire.
Mi risveglio alle 5.30... per svariati appuntamenti col cesso perciò lasciamo perdere. Anche stanotte dormito 3 ore nette.
Quarto giorno: Eremo di San Pietro in Vigneto.
Si riparte. Colazioniamo, ricarichiamo, ma niente pulizie sto giro (tiè!). A dir la verità non dovrò più fare pulizie fino alla fine del campo (almeno quello!). Vai con la spesa, poi paghiamo la casa e salutiamo. Partiamo in cerca dell'eremo, non sbagliamo un colpo e lo troviamo dopo 20 minuti di strada sterrata troppo rally. Suoniamo, l'eremita non si fida a farci entrare. Padre Basilio è troppo fisso, ma solo pochi lo capiranno. L'Eremo di San Pietro in Vigneto è qualcosa di meraviglioso. Ricorda un po Il Riccio, ma è molto più disperso. Ci da una parte della casetta dove stare, spartana ma bella. Siamo lì dalle 11, la Giovanna prepara un po' di cose da mangiare, io non so che fare. Mi prendo il mio libretto e vado all'ombra di un ulivo senza pensarci tanto. Per me pace vuol dire buttarsi a dormire sotto un ulivo in una giornata di sole.
I ragazzi arrivano alle 14.30, sotto un sole che io non ho neanche coraggio di affrontare. Bravi, veramente. Scena da immortalare: entrano tutti nell'eremo, sostano un attimo nel piccolo chiostro fuori casa, col fiatone praticamente, arriva Padre Basilio che li guarda, loro da bravi ragazzi educati "Buongiorno!" e lui "SSSHHHHH!!!" e se ne va. Mi ha fatto troppo ridere come li ha apostrofati, loro erano già sull'offeso ma non avevano capito che lo faceva apposta. Ho paura che non sarà l'unica cosa che non capiranno.
Mangiamo, vai con pennichella pomeridiana. Aprimi il cuore che io ti apro il mio.
Piccolo momento di riflessione, poi "corda a mano" derivante dalla palla a mano solo che al posto della palla c'è una O di corda che bisogna passarsi entro tre passi in cui si ha in mano. Stava venendo fuori una roba tipo rugby ma mi sono divertito. Spera mi ha devastato un polpaccio con una ginocchiata. Cazzo zoppicavo!
Ok vai con le docce, poi si mangia. Incontriamo Padre Basilio che ci racconta un po' della sua vita, e un po' della vita secondo lui. Veglia notturna. Ho visto una stella cadente. Non si esprimono i desideri, si realizzano. Festa a sorpresa per la Gio prima di andare a letto, vai col tiramisù preparato dall'altra (mitica) cuoca Gio del campo nel pomeriggio. Che bon. Ma sto scoppiando.
Poi tutti a nanna, un po' di baraonda ma alla fine la stanchezza li fa crollare. Piccola riunione animatori nel refettorio (come ai tempi dell'ACR) prima di andare a letto. Piccola... ora che andiamo sono le 2.30. Poi in camera c'è più polvere che aria. Mario ci delizia il non-sonno con russamenti di alta fattura e pregevoli virtuosismi. La Fra mi fa rifare un paio di colpi apoplettici nella notte battendo sul letto di Mario, ottiene solo di fare più casino. Abdicherà il suo letto per andare a dormire in refettorio, una donna disperata. E cmq dormito quasi zero anche oggi.
Quinto giorno: Valfabbrica.
Il don si sveglia e mi chiede: "ti andrebbe di camminare?" Io penso al mio polpaccio semi-bloccato, ma dico senza neanche esitare "certo, che domande!". Allora si mette a spiegarmi la strada. Ben presto capisco che questo è il tragitto più incasinato e meno spiegato bene del cammino. Lui stesso mi dirà di essersi perso in passato. Fantastico, penso. Ma si va, questo è l'importante. Si parte, e dopo 5 minuti troviamo già un bivio non segnato. Fermo il gruppo, faccio un paio di corse ma poi, con l'aiuto del Don, tutto ok. Camminiamo per 2 orette buone senza grossi problemi. Poi l'errore. Maledetto. Non sto qua a spiegarlo perché tanto non ha senso, tanto sempre errore rimane. Quando mi rendo conto (anche grazie a Luca The Navigator Brokin'balls) che quello sulla cartina non combacia con quello che stiamo percorrendo, sono passati 20 minuti circa di cammino, che per tornare indietro diventano in totale 45. La Bea non ce la fa, chiamo il Don, purtroppo.
Poi troviamo la deviazione giusta, i cartelli sono messi un po' così a caso, questo ormai l'abbiamo capito. Ma da lì in poi non sbaglieremo più (a parte un tentativo di strada sterrata chiusa dopo 50 metri). I tosi sono nervosi e stufi, lo sento (cioè, lo dicono!), ma si va avanti comunque. Arriveremo poco prima delle 15.00, con circa un'ora di ritardo sul tempo previsto (neanche male). Io non sono proprio sfinito, ma sento le gambe che mi tirano. Le butto subito all'aria, mi salverà la deambulazione dei 2 giorni a venire.
Valfabbrica è una mini-cittadina medievale attorniata da una mini-mestre con tanto di tangenziale. Terribile. Ma l'ostello, che in pratica è un albergo, è una figata. Ovviamente anche qui c'è sempre qualcosa che non garba, tipo i bagni e altro, ma verba volant. Cmq per fortuna l'ostello ha a disposizione un piccolo giardino dietro, che ci eviterà di uscire in paese per cercare un posto dove fare attività, che bello. Io e Salviuz urliamo "Valvola Termoionica della Meccanica!". Penso adesso che sarà l'ultima cosa che faremo insieme al campo.
Giochiamo a nascondino in centro. Ha dell'imbarazzante più che altro per vedere come certe tose corrono, sofferenti tra calli e ginocchia gonfie. Cmq due manches, la prima mi beccano per primo da fesso, ma poi Domenico eroe dei due mondi libera tutti, alla faccia del Don e di Salviuz. La seconda, secondo una logica kafkiana, mi metto a contare io con la Gio anche se sarebbe dovuto ritoccare alla coppia di prima. Beh, ce l'abbiamo fatta paiando gli ultimi due (Mario molto bravo, non riuscivamo proprio a trovarlo). Ho offerto il mio cell alla Bertz per chiamare il moroso.
Preghiera finale, finalmente dormo di un sonno decente!
Sesto giorno: Assisi/SMAngeli.
Colazione buona, si ricarica tutto, i ragazzi partono. Dopo 3 minuti torna la Vale, tra le lacrime. Il suo ginocchio da ieri era mezzo bloccato, tu giocaci sopra a nascondino e per forza di cose peggiorerà. Per lei niente tappa finale, un passaggio diretto fino ad Assisi. Penso che non dimenticherò mai quelle lacrime. Forse perché le ho fatte un po' anche io, dentro, partendo.
Ciononostante, arriviamo alle 10 a SMAngeli, ci facciamo un giretto a Gubbio con l'intento preciso ma velato di comprarci qualche schifezza perché abbiamo fame, e infatti ne usciamo con dei dolcetti ipercalorici che nasconderemo agli altri! Ahah! Poi arrivano tutti verso le 14, si pranza sempre all'ombra, finiamo un po' di scatolette, riposo tranquillo, per me caffè grazie, poi si va al Convento che ci ospita, con una suora originaria di Fiesso, massa fissa.
Divisione camere, ed ovviamente io capito nella camera della morte: Mario, Eros, Luca (a mantenere sano il mio cervello), però mi diverto. Docce subito, poi gruppo finale del campo, messa finale del campo, prepararsi per pizza finale del campo ad Assisi, facciamo un po' tardi, c'è il coprifuoco alle 23, niente canti e balli in piazza, ma va bene così. Ci siamo divertiti.
Kumbaya, my Lord, kumbaya.
Settimo giorno: Padova.
Mattinata libera, facciamo un giro ad Assisi per suovenirs ed eventuali confessioni dal Don. Ci vado io, dal Don, ed ho fatto bene. Ci ritroviamo al bus, giù di nuovo a SMAngeli per l'ultimo pasto tutti assieme. Dome, Vale, Gio e Mario mi regalano una mini-chitarra come ricordo. Basta farmi piangere tosi. Alle 15.18+7 minuti di ritardo prendiamo il primo treno che ci porta a Firenze. Da lì alle 18.38 prendiamo l'Eurostar per Padova. Non te ne accorgi neanche e sei arrivato a casa. Accompagno a casa Eros, sarà l'ultimo ragazzo del campo che vedrò, almeno fino ad oggi.

Fine.

Avete letto? Bravi. Tanto non serve a niente. Le cose importanti sono quelle che non ho scritto.
Chi c'è stato lo sa, l'ha già capito. Ma forse alcuni di chi c'è stato no, per alcuni il campo è veramente solo quello che ho scritto. Per forza di cose poi non ci si porta a casa niente, oltre alle vesciche e ad un po' di acido lattico.
Certo è stato un campo unico nel suo genere. Forse irripetibile (speriamo di no!). Io ho già in testa il prossimo in montagna, a rifugi, con zainone sulle spalle. Probabilmente saremo in 3. Forse 4. Ma, adesso, con l'assoluta certezza di andare a incontrare ciò che prima non conoscevamo.
Ad incontrare ciò che Dio ci ha messo lungo la strada.
E ad avere il coraggio di seguire la nostra felicità, contando solo sulle nostre forze.

Ah godetevi pure sta foto, sarà l'unica che vedrete fino a settembre (mi raccomando Sere e Fra).
Su questa non ci sono, ma meglio così, rende più l'idea...

7 Comments:

Anonymous Anonimo said...

C'è sempre un pò di nostalgia a leggere di un campo...
Scrivo solo una cosa su quello che ho letto...dal campo (come dalla vita) ognuno si porta a casa quello che gli serve. A seconda delle spalle che ha.
K.

23 luglio, 2008 13:04  
Anonymous Anonimo said...

bella Dd!!
le foto sono un segreto di stato!!
cmq per chi c'è stato, bisogna maturare "il campo mobile".. io ci ho messo un anno a maturare quel mio campo rifugi anni fa.. fa te!!

e per chi non c'è stato un'esperienza in meno fatta, è il curriculum della vita..

23 luglio, 2008 13:32  
Blogger dD said...

Grazie tose

23 luglio, 2008 14:05  
Blogger WS said...

Hi Daniele

Thank you for dropping by my sidemirrorshooting site. If you want to see more pictures and learn about analog photography you can go to my new site at http://www.wastefulspace.net

Thanks again :D

24 luglio, 2008 02:25  
Blogger ciccia said...

ehilà dani!! che resoconto dettagliato di ciò che abbiamo fatto... per ora il mio campo è stato proprio solo quello.. le parole e i consigli dati ci sono cmq, chissà che un giorno mi servano! lo spero..

24 luglio, 2008 14:52  
Anonymous Anonimo said...

Ciao Dani! Grande post! anche se è impossibile descrivere a parole un'esperienza così carica...più passano i giorni, più cose capisco riguardo questo campo e credo mi ci vorrà ancora 1 bel pò x poter dire di averlo "assorbito" completamente...in ogni caso sn veramente contento di averlo vissuto...cmq quel palazzo sembrava davvero 1 chiesa!!

24 luglio, 2008 15:20  
Anonymous Anonimo said...

Che Figo!
Peccato non esserci stato!
(lavoro di merda)

sempre il più grande Dany
che pesse ieri sera!!!!!

Simone

26 luglio, 2008 12:44  

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